WOMAN's JOURNAL

“Non devi sposare un principe per essere una principessa”

È la risposta di Emma Watson, attrice e ambasciatrice Onu della campagna contro la violenza alle donne “Lui per lei (He for She)” al giornalista che le chiedeva se stava uscendo con il principe inglese Harry. Prima dice, come riporta il suo account twitter, di non credere a tutto quello che scrive la stampa, e poi aggiunge “Inoltre….non devi sposare un principe per essere una principessa”.

— Emma Watson (@EmWatson) February 22, 2015

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Un video contro la violenza di genere, la campagna presentata al parlamento Ue

 

Il 16 ottobre scorso è stata lanciata presso il Parlamento Europeo una campagna contro la violenza sulle donne e l’impunità di chi la commette. La campagna, intitolata Highlighting the phenomenon of Feminicides in Europe and Latin America, è promossa da Cifca e Grupo Sur, due reti di associazioni impegnate nella tutela dei diritti umani, e dalla fondazione Heinrich-Böll-Stiftung.

L’obiettivo della campagna è fornire ad associazioni europee e latino-americane strumenti di pressione da utilizzare nei confronti dei propri governi per spingerli a iniziative legislative e politiche volte a contrastare il femminicidio e la violenza di genere.

La campagna è stata inaugurata con un video a cui hanno partecipato cittadini, parlamentari europei e rappresentanti di istituzioni come Dagmar Schumacher, direttrice dello UN Women Brussels Liaison Office, e delle associazioni come Cécile Gréboval, segretaria generale della European Women’s Lobby, e Gustavo Hernández, della Asociación Latinoamericana de Desarrollo (Alop).

L’iniziativa è appoggiata da Amnesty International, Alop, Aprodev e Oidhaco.

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Un altro anno al fianco delle donne afghane

In occasione della fine dell’anno, Women for Afghan Women fa un bilancio dell’attività svolta in Afghanistan a sostegno delle donne nel corso del 2012. Il conto è più che positivo e merita attenzione.

Nata nel 2011 per sostenere e proteggere le donne afghane, Women for Afghan Women è un’organizzazione con sede a Kabul e New York i cui membri sono quasi tutti afghani. Opera in 8 province dell’Afghanistan attraverso attività educative e programmi di formazione e informazione sui diritti delle donne, azione di advocacy nei confronti di istituzioni locali e internazionali e dei mezzi di informazione, centri di accoglienza per donne e bambini in difficoltà, assistenza legale.

Nel 2012 ha assistito 3.850 donne e 250 bambini. Ha formato 23.210 membri di comunità, ha dotato il centro di supporto per l’infanzia di Kabul (che ospita 70 bambini) di un’area gioco grazie all’aiuto di Playground Builders (Canada) e avviato un nuovo programma di corrispondenza tra donne e bambini dei centri di sostegno e donne e bambini statunitensi.

Ha istituito un programma di tutoraggio attivo quattro giorni alla settimana per scolari dalla scuola materna alla settima classe; ha fornito un supporto formativo che ha permesso a tutti gli studenti che si sono presentati all’esame di superare il test di cittadinanza statunitense e quello per la patente di guida, in tutto 17 persone formalmente analfabete. Ha permesso a 10 studentesse di partecipare al progetto formativo Girls Leadership Program.

Infine ha avviato alcuni progetti che si compiranno nel corso del 2013, tra i quali l’apertura di un centro di assistenza alla famiglia nella provincia di Takhar e l’ampliamento dell’offerta di attività nella sede di New York.

Women for Afghan Women si avvale di volontari che operano sia sul posto sia all’estero e finanzia le sue attività con fondi provenienti da istituzioni governative, fondazioni e privati.

Da una pagina del sito di Women for Afghan Women:

WAW is a grassroots, civil society organization; our mission is dedicated to securing and protecting the rights of disenfranchised Afghan women and girls in Afghanistan and New York, particularly their rights to develop their individual potential, to self-determination, and to be represented in all areas of life: political, social, cultural and economic. We advocate for women’s rights and challenge the norms that underpin gender-based violence wherever opportunities arise to influence attitudes and bring about change.

 

Foto: Wikipedia, originariamente pubblicata su Flickr.com.

 

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“Quelle grida di notte che non dimentico”

Il racconto del sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura arriva come un pugno. Più di tanti dati (utilissimi e necessari) riesce a descrivere una realtà che è ancora molto diffusa in particolare nell’Africa subsahariana, le mutilazioni genitali femminili. Questo il suo racconto, nel corso della presentazione del rapporto mondiale sulla popolazione di Unfpa insieme ad Aidos.

“Ho vissuto in diciannove zone di conflitto e 21 paesi durante la mia esperienza alle Nazioni Unite. Per due anni ho vissuto in un paese africano, non dirò il nome per rispetto a quel paese. Siamo a metà degli anni Settanta ma non è cambiato molto. Lì fa molto caldo e si dorme fuori la sera. Anche io dormivo su un terrazzino nel mezzo della città. C’era una straordinaria atmosfera, il cielo stellato ma tutte le notti la città pullulava di orribili urla, si sentivano di continuo. Erano le urla delle donne a cui veniva chiesto di rispondere a un dovere coniugale. Erano urla di dolore di donne che avevano subito mutilazioni genitali”.

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Palestina: per la prima volta si candidano le donne

di Luisa Perona

Non era mai accaduto prima. Hebron, città tradizionalista della Cisgiordania, si prepara alla sua rivoluzione: in rosa. Maysoon Qawasmi ha 43 anni e 5 figli. Ma cosa curiosa, è la prima donna a sfidare l’ordine costituito presentandosi come capolista alle elezioni municipali della città palestinese. La lista di candidati è composta da sole donne. Leggi il seguito di questo post »

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Una tv con il velo integrale

di Luisa Perona

Ve lo immaginate un canale tv completamente gestito da donne? In Egitto esiste da poco più di un mese. L’emittente si chiama Maria, lo studio si trova ad Abasya, il quartiere orientale de Il Cairo ed è la prima a permettere alle donne religiose, che indossano il niqab, di accedere al mondo televisivo egiziano. La tv è gestita, si diceva, esclusivamente da donne e, come si legge su Repubblica.it, si propone di

mostrare alla società che ci sono donne in niqab che sono attive, possono avere un ruolo nella società e avere successo, essere medici, ingegneri o personalità dei media” ha dichiarato Abeer Shaheer, la prima presentatrice del programma.

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Donne in piazza per difendere l’hijab

di Luisa Perona

Il 4 settembre è stato un martedì alquanto singolare. Un fiume di donne si è riversato nelle strade di tutto il mondo per difendere un diritto: quello di indossare l’hijab, termine che deriva da “nascondere allo sguardo”, “celare”. L’istituzione di questa giornata coincide con la data di entrata in vigore, nel 2004, della legge francese che impone il divieto di entrare a scuola a capo coperto. Dal 2009 la ricorrenza è dedicata a Marwa El Sherbini, considerata “martire dell’hijab”. Leggi il seguito di questo post »

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Costa d’Avorio: prima sentenza contro le mutilazioni genitali femminili

In 22 paesi africani le mutilazioni genitali femminili sono un reato. In Costa d’Avorio lo sono dal 1998, ma solo pochi giorni fa, il 20 luglio, è arrivata la prima sentenza di colpevolezza: nove donne sono state condannate al carcere e a una multa pecuniaria per aver compiuto queste pratiche (leggi la notizia su The New York Times).

Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), si definiscono mutilazioni genitali femminili (FGM) “tutte le procedure che implicano la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni degli organi genitali femminili non dovute a ragioni mediche”. Sempre secondo l’Oms, attualmente circa 140 milioni di donne sopportano le conseguenze di queste pratiche e solo in Africa sono 92 milioni le giovani sopra i 10 anni che le hanno subite, alle quali se ne aggiungono 3 milioni ogni anno. Leggi il seguito di questo post »

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