Leggo la notizia di una casalinga trovata morta in un centro commerciale del nord Italia e per il cui decesso è stato sentito il marito. Non c’è ancora nessun indagato ma colpisce leggere dell’ennesima morte di una donna e per cui non c’è una ragione apparente. È una tragedia che si consuma nel nostro Paese un giorno sì e uno no: sono quelle uccise dai propri compagni e mariti, fidanzati ed ex. Quelle donne troppo deboli per difendersi e che hanno scelto il proprio aguzzino. Si amavano, si scrive sempre, prima della “follia omicida”, prima del “delitto passionale”. Che passione o amore è quello che porta alla morte? Forse dovremmo riscrivere la definizione di amore se troppo spesso a quel sentimento è associata la sofferenza e infine, la morte.
Ha fatto molto scalpore in rete, sui giornali, tra le femministe, la decisione della Corte di cassazione di annullare la custodia cautelare in carcere per gli indagati di strupro di gruppo ma, come spiega bene l’avvocato e femminista Barbara Spinelli, sul suo blog la Cassazione non poteva fare altrimenti.
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febbraio 20, 2012 • 20:53 0
Come rompo l’equazione maternità uguale carriera finita?
Il lavoro è la preoccupazione per il Paese e in particolare per le donne. Con un tasso di occupazione del 46% (ma che è la media di una percentuale oltre il 65% nelle regioni del nord e vicina al 30% in quelle del sud) non c’è da stare tranquille. Se il ministro del Lavoro, o meglio la ministra non fosse appunto una donna, Elsa Fornero, probabilmente il tema lo sentiremmo meno spesso declinato al femminile sui giornali nazionali, e invece, fortunatamente per tutte noi, si parla di disoccupazione femminile.
Non che sia, migliore o peggiore, di quella maschile ma è diversa perché comprende una condizione che è prerogativa solo delle donne, ovvero la gravidanza. Ed è su questo che la partita si gioca. Per le giovani, che si ritrovano a 30 a non avere ancora una carriera ben solida e a desiderare un figlio (che inevitabilmente manderebbe all’aria i piani di carriera fin lì sognati e stentatamente costruiti) e per le donne che i figli ce li hanno già e che devono sobbarcarsi i costi della “conciliazione” (brutta parola che significa: se il bambino sta male ci pensa lei, se è da andare a prendere a scuola ci pensa lei… e al lavoro di lei chi ci pensa?).
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