WOMAN's JOURNAL

Cercasi imprenditrice agroalimentare per il premio GammaDonna

L’Associazione GammaDonna annuncia la quinta edizione del premio GammaDonna 10 e Lode, destinato a cinque imprenditrici che si sono distinte per la capacità di innovare – attraverso la creazione di un’impresa o l’introduzione di nuovi processi o prodotti – nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2002 e il 31 dicembre 2009. Quest’anno il premio è dedicato a imprenditrici del settore agroalimentare e sarà assegnato il 14 dicembre presso il Centro Ricerche Ferrero, ad Alba (Cuneo). L’assegnazione sarà l’occasione per aprire un confronto sui comportamenti più efficaci per ottenere risultati positivi nel mercato internazionale. Modererà il dibattito il giornalista, scrittore e critico gastronomico Edoardo Raspelli.

Abbiamo fatto qualche domanda sul premio a Valentina Parenti, Ad di Valentina Communication, la società che ha ideato il salone GammaDonna. Leggi il seguito di questo post »

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La parità fa bene all’economia: il punto di vista di Daniela Del Boca

Si intitola Valorizzare le donne conviene (il Mulino, 2012) l’ultimo libro di Daniela Del Boca, scritto con Letizia Mencarini e Silvia Pasqua, professoresse rispettivamente di Demografia e di Economia all’Università di Torino. Del Boca avrebbe voluto intitolarlo Una rivoluzione bloccata e con le coautrici ha tentato di convincere l’editore, ma le ragioni commerciali hanno prevalso.

Che cosa intende con “rivoluzione bloccata”? Lo ha spiegato il 27 settembre a Padova, alla conferenza Womenomics: perché valorizzare le donne conviene, del ciclo Segnavie (Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo), per la quale è stata intervistata da Tonia Mastrobuoni, giornalista della Stampa e autrice di Gioventù sprecata. Perché in Italia si fatica a diventare grandi assieme a Marco Iezzi.

Esiste un dato oggettivo: in Italia ci sono poche donne nel mercato del lavoro, il 46,7%, contro una media europea del 58,2%, oltre 13 punti percentuali al di sotto dell’obiettivo di Lisbona. Ed esiste un’ipotesi di studio: se il gap tra livello di occupazione femminile e livello di occupazione maschile fosse colmato, il Pil aumenterebbe dal 7 al 9%. Ecco una notizia che può apprezzare anche chi non si accontenta del puro principio (la garanzia della parità). È la womenomics a studiare le cause del ritardo ed escogitare soluzioni possibili.

Qual è il punto critico del sistema italiano? Il costo della maternità Leggi il seguito di questo post »

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Le madri italiane ai tempi della crisi

Ecco come la crisi porta a galla un circolo vizioso: aggravandolo. Se in Italia le madri sono duramente colpite dall’attuale congiuntura economica è perché esistono problemi strutturali che riguardano più in generale le donne. Lo conferma il rapporto Mamme nella crisi (è possibile scaricarlo da qui) realizzato da Save the Children e presentato il 18 settembre a Roma nel corso dell’omonima conferenza organizzata da Pari o Dispare, Save the Children e Ingenere, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, la senatrice Emma Bonino, la ministra Elsa Fornero e la direttrice del dipartimento Statistiche sociali e ambientali dell’Istat Linda Laura Sabbadini.

I dati non sono nuovi, sono una conferma. Procediamo per punti, i punti deboli del sistema. Leggi il seguito di questo post »

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Quote rosa, le donne della politica commentano la legge

(Public Policy)  – Le prime a essere felici sono le promotrici del provvedimento sulle quote rosa neiconsigli di amministrazione delle società quotate in borsa e partecipate, Lella Golfo, deputata Pdl, e Alessia Mosca, Pd. Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il  regolamentoattuativo per le aziende a partecipazione pubblica dellalegge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione, atteso da mesi  “Sono molto soddisfatta questo è l’ultimo tassello di un lungo lavoro culminato con l’approvazione della legge il 28giugno del 2011 che sarà operativa il 12 agosto. Si chiude un capitolo importante per le donne italiane, è una vittoria che voglio dedicare a tutte loro”. Per Golfo, “ora si riparte dal merito e dalle competenze, noi di Fondazione Belisario vigileremo sulla sua applicazione, non daremo tregua”. Secondo Alessia Mosca, Pd, il cambiamento è già iniziato,”il regolamento attuativo servirà non tanto per le grandiaziende che sono sempre sotto i riflettori ma gli enti più piccoli, per quelle partecipate pubbliche e sono un numero elevatissimo, a cui è dedicato l’articolo 3″. Anche per l’ex ministro delle Pari Opportunità ed esponentePdl Mara Carfagna, il regolamento è “l’ultimo atto di una legge che può dirsi storica per il nostro Paese” e “darà il via ad una nuova stagione di protagonismo femminile nel mondo dell’impresa”.

Dello stesso tono è la responsabile pari opportunità del Pdl e vicepresidente delgruppo alla Camera, Barbara Saltamari: “Credo che misure transitorie, in grado di garantire una maggiore presenza femminile ai vertici delle aziende, possano giovare in termini di preparazione professionale e competitività”. Per Saltamartini, “l’obiettivo è spezzare un sistema di cooptazione tutto sbilanciato al maschile, raggiungendo una massa critica di donne presenti nei Consigli e, per questa via, innescando un circolo virtuoso”. Leggi il seguito di questo post »

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Virtuose: quello che si fa per le donne e quello che non si fa

Venerdì scorso, al fresco di una sala dell’hotel Abano Ritz si sono riunite professioniste e rappresentanti di associazioni femminili chiamate a raccontare che cosa si sta facendo per affrontare alcuni problemi delle donne italiane. L’incontro, denominato V-Day e patrocinato da Ferpi Triveneto, è stato organizzato da Ida Poletto, direttrice dell’hotel, ideatrice de ilsitodelledonne.it e direttrice editoriale della rivista Virtuose. Leggi il seguito di questo post »

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Welfare aziendale: una mano tesa alle donne?

In Italia il welfare pubblico è ancora carente nel settore dei servizi alla maternità e alla famiglia, i servizi di cura pesano quasi esclusivamente sulle donne e la disoccupazione femminile è al 46% (media europea: 35,7%). Tuttavia anche qui si comincia a parlare di welfare aziendale. Vodafone, Sap, Intesa San Paolo, General Electric e Mellin sono alcune delle imprese che lo hanno già implementato.

Nelle ultime settimane il tema è stato trattato dai quotidiani e affrontato in due convegni nazionali: Company Welfare. Produttività e benessere, promosso in aprile dal Gruppo Donne Manager di Manageritalia, e Un nuovo welfare per liberare le donne, organizzato a maggio dall’associazione Pari o Dispare con Edenred. Ma in che cosa consiste il welfare aziendale? Leggi il seguito di questo post »

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Nasce l’Associazione GammaDonna: un nuovo sostegno alle imprenditrici

Il 15 maggio a Torino sarà presentata l’Associazione GammaDonna, finalizzata a sostenere lavoro e imprese di donne e giovani. Il progetto prende vita dall’esperienza del Salone nazionale dell’imprenditoria femminile e giovanile, arrivato alla quarta edizione con l’appuntamento dello scorso ottobre a Vicenza. Leggi il seguito di questo post »

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Riforma del lavoro: ci basta?

E al capo V del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, sotto la voce “ulteriori disposizioni”, arrivano le voci rubricate come “donne”: dimissioni in bianco, figli, baby sitter. Troppo poco? Un primo segno? Ne l’uno né l’altro. Perché per capire quello che la riforma significa per le donne, conviene guardare al tutto, non solo al ripristino del contrasto alle dimissioni in bianco, al mini-mini congedo di tre giorni continuativi di paternità obbligatoria, e ai buoni per pagare le baby sitter invece di prendersi le aspettative facoltative per maternità.

Togliamo subito di mezzo il Moloch: l’articolo 18 e l’accordo finale che lo ha avuto ad oggetto. Non perché non conti: sotto la voce “economici” potevano passare anche i licenziamenti discriminatori. Adesso i pesi sono stati un po’ riequilibrati, si sono rafforzate le tutele in uscita, buttando la palla nel campo dei giudici. Ma tutto questo dibattito ha continuato a oscurare l’altra faccia della riforma, la questione dell’entrata al lavoro. Su questo ci vogliamo concentrare. Perché a noi interessano quelle che l’art. 18 non ce l’hanno e non lo avranno mai, le non-posto-fisso, senza tutele. Era per loro la riforma, no? Allora qualche numero, e i nostri 4 punti.

Uno. Non tutti i disoccupati sono uguali. Ci sono quelli che hanno appena perso un lavoro e quelli che invece cercano il primo lavoro, o escono da un periodo in cui (vuoi per scoraggiamento, vuoi per altri accidenti della vita, tra i quali – per dire – un figlio) non l’avevano e non l’hanno cercato. Tra i primi (disoccupati ex-lavoratori) i maschi sono la maggioranza: 56%. Nel secondo gruppo (nuovi entranti sul mercato del lavoro) primeggiano le donne: 63%. (dati Istat, riportati nell’articolo di redazione di inGenere.it “Lavoro, una riforma che guarda al passato). Tutti gli ammortizzatori sociali oggi esistenti sono per il primo gruppo, gli ex. Motivo forte per sperare nella riforma. Che però non prevede niente per i nuovi entranti: hai un’indennità, di qualche tipo, in caso di disoccupazione, solo se hai perso un lavoro.

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