WOMAN's JOURNAL

Game in progress: Uno show flash sulla violenza di genere. A Milano / blog Woman’s Art

AMY D Arte Spazio  presenta GAME in progress 
12 sept_14 sept 2013,  opening 12 settembre ore 18.30

Lenuta Lazar, Antonella Riotino, Antonia Azzolini, Edyte Kozakiewiez, Fabiola Speranza, Grazyna Tarkauska, Lvath Eward, Nike Adekumie, Brunella Cock, Gabriella Falzini, immigrata di colore, 25 anni (08/02/2012). Le cronache non riportano neppure il nome. La lista dei femminicidi, vera sclerosi culturale, è lunghissima suddivisa non equamente tra i vari Stati.

La violenza avrà mai fine? 

È con questo interrogativo che è nato GAME in progress, specializzazione (i programmatori di videogiochi lo chiamerebbero sviluppo) del progetto THE GAME business and manipulation inaugurato il 26 giugno scorso.
Questo show flash, a seconda dei vari artisti, diventa opera poetica con la performance di Giò Lacedra – L’Aspirante – omaggio a Sylvia Plath e la partecipazione straordinaria di Roberto Milanio progetto, come “SE tu Fossi Me” di Maria Sara Cetraro e Serena Giardino, finalista nell’ambito del contest nazionale “No Violenza Donne” indetto dall’AIED in collaborazione con Cocoon Projects, che consiste nel tradurre in azione quello che Luigi Pirandello definiva sentimento del contrario, riflessione più profonda che scaturisce dall’immedesimazione nell’Altro/a.

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Per voce creativa: Giovanna Lacedra intervista Paola Mineo /Blog Woman’s art

“PER VOCE CREATIVA” è un ciclo di interviste riservate – e dedicate – alle donne del panorama artistico italiano contemporaneo. Per questa settima intervista, Giovanna Lacedra incontra Paola Mineo (Legnano, 1978).

Il tatto è tutto. È scoperta e contatto.

Toccare è portare a memoria la traccia dell’altro. È coglierne la forma, solcandone i vuoti. Toccare è sentire. È sondare. È indagare. È  perlustrare, nel silenzio, l’imperfetto divenire.

Toccare è esercizio della creazione, per Paola Mineo, che al Politecnico di Milano studia per diventare architetto, ma che presto comprende quali siano in verità le forme che maggiormente la seducono: quelle del corpo umano. È l’uomo che le interessa, non ciò che questo costruisce. È pelle che vuole, non cemento.

L’esperienza svolta presso il Politecnico di Atene, durante la preparazione della sua tesi, la rende ineluttabilmente consapevole di ciò. Catturata dal plasticismo della statuaria classica e dai giochi volumetrici e chiaroscurali delle anatomie,  scopre la sua innata attitudine per la scultura. Ma non per una scultura che si fa levando, a colpi di scalpello, bensì per quella che si fa plasmando, in una muta danza delle dita. E soprattutto, Paola incontra l’estetica del frammento. Di quel frammento archeologico rinvenuto, custodito e impreziosito da ciò che manca. E decide di riattualizzarla, per dar forma alla lacunosa frammentarietà della memoria umana.

Una memoria fatta a brandelli.

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