WOMAN's JOURNAL

“Non devi sposare un principe per essere una principessa”

È la risposta di Emma Watson, attrice e ambasciatrice Onu della campagna contro la violenza alle donne “Lui per lei (He for She)” al giornalista che le chiedeva se stava uscendo con il principe inglese Harry. Prima dice, come riporta il suo account twitter, di non credere a tutto quello che scrive la stampa, e poi aggiunge “Inoltre….non devi sposare un principe per essere una principessa”.

— Emma Watson (@EmWatson) February 22, 2015

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La bellezza è un handicap

Prossima settimana su Rai 1 inizia la fiction su Oriana Fallaci. Ho più di un dubbio sulla scelta della Puccini. Oriana era tutto fuorché sexy e aggraziata, Puccini è troppo bella per ricoprire quel ruolo. La bravura della Fallaci giornalista e inviata rischia di passare in secondo piano ed è quello che andrebbe proprio evitato. La Fallaci è una dei pochi esempi di giornaliste che hanno lavorato raggiungendo altissimi livelli. Lei era brava, stop. Combattiva, stop. Per niente aggraziata, stop. Non flirtava con i potenti, era cattiva e scomoda e la cosa le piaceva, semplicemente era fatta così. Non si è fatta piegare dalle convenzinoni e da un mondo infinitamente più maschile e maschilista di oggi. Non deve essere stato facile.

E allora perché passare sopra tutta la sua storia scegliendo una protagonista che la impersona bellissima? Forse perché la fiction si basa sul libro Un uomo (di cui sono stati comprati i diritti ) dove si racconta una delle più importanti relazioni della Fallaci. Il giornalismo quindi in questa storia diventa più una scusa.

La bellezza è un handicap quando si fa un lavoro intellettuale, deconcentra l’interlocutore, può confondere. È un handicap che talvolta sembra un vantaggio ma rimare un handicap. In tv ormai abbiamo solo giornaliste belle. Sono prese per la loro bellezza e non bravura, devono far vedere le gambe per attirare l’attenzione, le loro idee di riflesso, sono spesso scialbe. Mentre, siamo pieni di giornalisti televisivi uomini brutti. Per le donne c’è uno standard più alto, e crudele. Anche alla Fallaci è stato applicato post mortem questo standard trasmettendo un messaggio così svilente e banale a tutte le ragazzine che la tv la guardano con occhi e sicurezze e consapevolezze che non sono quelli dei grandi.

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Hollaback Italia: combattiamo insieme le molestie in strada

Quale donna, ragazza e forse bambina camminando per strada da sola non si è sentita gli occhi addosso invadenti di un uomo? Quella sensazione costante di paura e di fragilità. Un movimento partito dagli Stati Uniti e ora arrivato anche in Italia vuole sollevare il problema delle molestie in strada. Si chiama Hollaback, e sul sito http://italia.ihollaback.org/home/ sta raccogliendo le storie. Sono storie in cui ci si può facilmente identificare. Purtroppo essere donna, vuol dire anche doversi sentire deboli e indifese. Con Hollaback possiamo sentirci meno sole…ma quali soluzioni si possono adottare per combattere il problema?

Offertona alla fermata della 90 a Milano

Rientravo da casa di un’amica, aspettavo la 90 per far due fermate e andar a casa per studiare. Erano circa le 22, avevo i miei cuffioni, le mie canzoncine indie alle orecchie e la sigaretta in mano. Vedo avvicinarsi un uomo sulla trentina, mi fa dei gesti strani. Penso subito che voglia chiedermi una sigaretta in cambio. Faccio per dargliela, e lui fa “No, no” con il dito, e, sempre a gesti, mi chiede di togliere le cuffie. “Vorrà un’informazione”, penso. Continua a leggere su Hollaback

Francesca, 16 anni

Io di brutte storie di questo genere, nonostante abbia appena 16 anni ne ho subite parecchie.
Le più brutte sono state due che penso non dimenticherò mai per tutta la vita.
Premetto che io ho cominciato a svilupparmi a 13 anni, a 14 anni avevo già le fattezze di una ragazza più cresciuta.
Quindi, estate del 2010, stavo percorrendo una strada a piedi di 4 km, sembrava non arrivare mai la fine, non riuscivo a capire come potesse essere così lunga, mi sembrava infinita, tra i clacson e i fischi che mi arrivavano dalle macchine. Continua a leggere su Hollaback

La storia di Michela Murgia: “Quella volta che ho fatto il drag king”

Cinque anni fa a Roma ho partecipato a un laboratorio di drag king organizzato da una chiesa evangelica nell’ambito di un campo scuola per gay e transgender cristiani. Il drag king è una persona di sesso femminile che si sottopone a ore di trucco e travestimento per arrivare a ottenere un aspetto che la avvicini il più possibile a quello di un uomo. Gli scopi possono essere molti: il piacere di stupire, la voglia di esibirsi a uno spettacolo specifico con musiche, balli e canti, ma anche solo esprimersi diversamente per un giorno nella vita, magari andando a fare la spesa. Non è una cosa facile da fare: ci vogliono ore, esperienza, aiuto e moltissima pazienza: il risultato è realistico, non enfatico come la femminilità delle drag queen. Continua a leggere su Hollaback 

Chiara: “perché non posso camminare tranquilla per le strada senza dover pensare che ogni persona che mi segue sia un potenziale molestatore?

Tornavo dal lavoro, erano le 8 di sera, era buio e pioveva. Nel brevissimo tratto a piedi dalla metro a casa incrocio diverse persone che vanno nella direzione opposta, tra cui uno che mi sembra rallentare quando mi vede. Non ci faccio molto caso.

Davanti al portone di casa, mentro sto girando la chiave nella serratura, mi trovo di fianco un uomo anonimo sulla trentina, che mi guarda come se volesse entrare dopo di me. Immagino che abiti nello stesso palazzo – non conosco quasi nessuno dei condomini – e lo faccio entrare. Vado in ascensore, e lui entra con me anche lì; l’ascensore è molto piccolo, ci stanno a malapena due persone. Gli chiedo a che piano va, e lui dice: “l’ultimo”. Schiaccio il pulsante, ma il panico mi assale subito quando realizzo che all’ultimo piano abito solo io. Nella mansarda sopra di me abita un signore anziano che conosco di persona. Nel panico, guardo davanti a me e cerco di capire cosa fare. Lui mi guarda e dice: “che belle gambe che hai, sono sexy, le voglio toccare”. (avevo una gonna con delle calze spessissime nere). Io gli dico: “è chiaro che non abiti qui. Continua a leggere su Hollaback

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“Quelle grida di notte che non dimentico”

Il racconto del sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura arriva come un pugno. Più di tanti dati (utilissimi e necessari) riesce a descrivere una realtà che è ancora molto diffusa in particolare nell’Africa subsahariana, le mutilazioni genitali femminili. Questo il suo racconto, nel corso della presentazione del rapporto mondiale sulla popolazione di Unfpa insieme ad Aidos.

“Ho vissuto in diciannove zone di conflitto e 21 paesi durante la mia esperienza alle Nazioni Unite. Per due anni ho vissuto in un paese africano, non dirò il nome per rispetto a quel paese. Siamo a metà degli anni Settanta ma non è cambiato molto. Lì fa molto caldo e si dorme fuori la sera. Anche io dormivo su un terrazzino nel mezzo della città. C’era una straordinaria atmosfera, il cielo stellato ma tutte le notti la città pullulava di orribili urla, si sentivano di continuo. Erano le urla delle donne a cui veniva chiesto di rispondere a un dovere coniugale. Erano urla di dolore di donne che avevano subito mutilazioni genitali”.

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Quote rosa, le donne della politica commentano la legge

(Public Policy)  – Le prime a essere felici sono le promotrici del provvedimento sulle quote rosa neiconsigli di amministrazione delle società quotate in borsa e partecipate, Lella Golfo, deputata Pdl, e Alessia Mosca, Pd. Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il  regolamentoattuativo per le aziende a partecipazione pubblica dellalegge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione, atteso da mesi  “Sono molto soddisfatta questo è l’ultimo tassello di un lungo lavoro culminato con l’approvazione della legge il 28giugno del 2011 che sarà operativa il 12 agosto. Si chiude un capitolo importante per le donne italiane, è una vittoria che voglio dedicare a tutte loro”. Per Golfo, “ora si riparte dal merito e dalle competenze, noi di Fondazione Belisario vigileremo sulla sua applicazione, non daremo tregua”. Secondo Alessia Mosca, Pd, il cambiamento è già iniziato,”il regolamento attuativo servirà non tanto per le grandiaziende che sono sempre sotto i riflettori ma gli enti più piccoli, per quelle partecipate pubbliche e sono un numero elevatissimo, a cui è dedicato l’articolo 3″. Anche per l’ex ministro delle Pari Opportunità ed esponentePdl Mara Carfagna, il regolamento è “l’ultimo atto di una legge che può dirsi storica per il nostro Paese” e “darà il via ad una nuova stagione di protagonismo femminile nel mondo dell’impresa”.

Dello stesso tono è la responsabile pari opportunità del Pdl e vicepresidente delgruppo alla Camera, Barbara Saltamari: “Credo che misure transitorie, in grado di garantire una maggiore presenza femminile ai vertici delle aziende, possano giovare in termini di preparazione professionale e competitività”. Per Saltamartini, “l’obiettivo è spezzare un sistema di cooptazione tutto sbilanciato al maschile, raggiungendo una massa critica di donne presenti nei Consigli e, per questa via, innescando un circolo virtuoso”. Leggi il seguito di questo post »

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“Non voglio cancellare il porno, ma creare un nuovo genere”, Erika Lust e il suo nuovo film

L’ha rifatto. Erika Lust ha vinto i Feminist Porn Awards che si sono svolti a Toronto (Canada) ad aprile, con il suo nuovo film Cabaret Desire, un’ora e mezza di sesso esplicito, ma anche erotismo, romanticismo, fantasie. Erika è la prima regista di film porno per donne. Il suo vero nome è Ellinor Allqvist, ha 35 anni e vive a Barcellona ma è svedese. Ha una casa di produzione, ma è anche scrittrice e sul suo sito, Erikalust.com vende gadget erotici. Woman’s Journal l’ha intervistata sul suo nuovo film e sul suo lavoro, apprezzato in Europa e negli Stati Uniti ma anche in Italia.

Cabaret desire, il tuo nuovo film, è più erotico che porno, i personaggi e la trama hanno una grossa importanza e la telecamera è meno “curiosa”. Era la tua intenzione e perché?

Considero i miei film più erotici che porno, il mio cinema non è solo sesso ma parla anche di sentimenti, emozioni, passione. Ed è proprio questo che lo differenzia dal porno tradizionale. Mi piace raccontare storie, il “prima” e il “dopo” dell’atto sessuale che di solito non viene rappresentato. Ovviamente tutto ciò senza smettere di mostrare il sesso esplicito.
I miei lavori sono indirizzati prettamente ad un pubblico intelligente, che ha un’intelligenza emozionale, culturale e sessuale. È un pubblico trendy, che vive l’erotismo in maniera diversa, vuole immedesimarsi nella storia, apprezza la fotografia, la buona musica, i costumi dei miei film. Leggi il seguito di questo post »

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WJ: un sito a cui dare del Lei

Woman’s Journal cerca sempre nuove collaboratrici e collaboratori. Se ti piacciono i nostri temi, trovi ciò che scriviamo interessante, hai idee, ci vuoi raccontare una tua esperienza o qualcosa che è successo. Se vuoi candidarti per entrare a far parte della redazione, scrivici a redazionewj@gmail.com

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Cos’è il femminicidio (una volta per tutte)

La giurista Barbara Spinelli spiega sul sito del Corriere della sera, la 27esima Ora cos’è il femminicidio. Spinelli è stata promotrice insieme ad altre del primo rapporto ombra sull’applicazione in Italia della Cedaw, la convenzione internazionale per l’eliminazione di tutte le discriminazioni nei confronti delle donne (nella foto un’immagine di Ciudad Juarez, Messico).

L’intervento della Spinelli polemizza con l’articolo, apparso sempre sul Corriere, dell’editorialista Isabella Bossi Fedrigotti che critica l’uso della parola “femminicidio”, perché svilente, in quanto richiama la parola “femmina”.

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