WOMAN's JOURNAL

“Point” of view

“Esiste, non esiste… Quante storie! Ohhh, non lo so. Per me esiste. Le ho già detto tutto. Posso andare?”

Le sue risposte tendevano a farsi affrettate, purgate degli approfondimenti dovuti ai come e ai perché, ai flashback e agli esempi. L’unico desiderio che le ronzava in testa, come una zanzara agonizzante che ancora tenta di riprendersi, era quello di finire. Aveva già in mente il prosieguo ideale della sua giornata terrena. Ma le domande non cessavano: puntuali, concise, insinuanti, rompiscatole. L’obiettivo di quell’intervista era conoscere il suo punto di vista, la sua verità. Magari prendere un caffè sul viale dei ricordi, delle sue fantasie e passeggiare nel bosco della sua privacy, nell’intimità più intima di un essere umano. Accettando non si era resa conto di quello che l’attendeva. Spesso non pensava alle conseguenze delle sue azioni. E non era tanto una questione di superficialità, quanto di superbia: a livello teorico era sicura di saper fronteggiare ogni situazione meglio di chiunque altro. Balle! Superiore a chi? Sì, stava peccando per l’ennesima volta di superbia e – mettiamocelo pure – tracotanza. Ma tanto ormai il Giudizio Universale non la spaventava più.

“In uno studio recente è stato descritto a livello anatomico. Condivide quanto detto qui?” L’intervistatrice le passò un foglio di dimensioni A4. Leggi il seguito di questo post »

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Fragile, maneggiare con cura. L’uso del maschile e del femminile nella lingua italiana.

Partiamo da una regola generale della grammatica italiana:

i nomi che terminano in -o sono solitamente maschili, quelli la cui desinenza è -a sono per lo più di genere femminile.

Naturalmente esistono delle eccezioni, basti pensare al nome PAPA. Nella cultura occidentale e cattolica non si è mai visto un Papa donna, ma, al di là di questo, il nome, pur terminando per -a, è di genere maschile e richiederà, dunque, l’articolo maschile; inoltre, dovrà concordare necessariamente con aggettivi declinati al maschile.

Stesso discorso per il nome MONARCA: maschile, niente da aggiungere.

Nel caso delle vocali accentate -ò e -à situate in ultima posizione nella parola vale la stessa regola generale delle vocali atone. Esistono anche in questo caso eccezioni che – come in genere si dice – confermano la regola. Per esempio PODESTA’, sempre maschio e maschile, o VUCUMPRA’ o, ancora, PAPA’.

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Lingua in rosa

C’era una volta – e c’è ancora – nella grammatica italiana un genere un po’ trascurato, un po’ boicottato nelle conversazioni pubbliche, in Parlamento come nella scuola… Questo era il femminile, poco usato per parlare di gruppi e spesso accompagnato da un articolo (indeterminativo) che non gli calzava a pennello (ahi, quanti una senza apostrofo!).

Per esempio, per rivolgersi ad un pubblico costituito di signore e signori si preferisce utilizzare il maschile, signori. Ma questo passi.

Per indicare determinate figure professionali o ruoli istituzionali, la lingua italiana manca della forma femminile. Leggi il seguito di questo post »

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Il femminile secondo Luciana Castellina

Segnalato da Carlotta Addante

“Quando nasci non sai se sei uomo o donna. Lo scopri crescendo”. Così la scrittrice Luciana Castellina, ha voluto chiarire almeno una delle implicazioni dell’aggettivo ‘femminile‘, del cui significato ha discusso venerdì con Andrea Bajani durante un’incontro al Salone del Libro di Torino, nell’ambito del ciclo Le parole del futuro. Castellina, classe 1929, ha vissuto in prima persona la storia delle rivendicazioni femminili in Italia come giornalista (per   Il Manifesto, Liberazione e altre testate) e  come esponente del del Partito Comunista.”La mia generazione – ha spiegato durante il dibattito –  ha lottato perché la donna fosse uguale all’uomo ma poi ha capito che il problema non era la parità, quanto la valorizzazione della differenza”.

via Salone del Libro di Torino

Femminile. Una parola che negli anni ’50-’70 ha cambiato il mondo ma che oggi è in affanno. Ad abitarla, a darle aria – come ama ripetere Andrea Bajani, promotore del ciclo Le parole del futuro – la politica, giornalista e scrittrice Luciana Castellina. “Abbiamo scelto lei per parlare di questo aggettivo perché è una cittadina che ha voluto raccontare sia presente che passato, in un’epoca in cui siamo ossessionati dall’oggi, tanto da chiamarla anno zero”. Con queste parole Bajani ha presentato la sua ospite, intervistata dallo stesso scrittore e da Eugenia, una dei ragazzi che hanno lavorato con Bajani per individuare le parole del futuro.

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